Onorevoli Colleghi! - Non è più tollerabile che la legge non riconosca pari diritti ai figli naturali rispetto a quelli legittimi. Non ci sarebbe motivo di sollevare tale problema se l'Italia avesse ratificato la Convenzione europea sullo stato giuridico dei figli nati fuori dal matrimonio, firmata dal nostro Paese il 15 ottobre 1975; o se il legislatore avesse dato ascolto ai numerosi appelli della Corte costituzionale che invitava il Parlamento a rivedere la legge in vigore.
I criteri che guidano questa normativa sono:
1) l'affermazione del principio della parità tra figli legittimi e figli naturali per quanto riguarda il mantenimento e la cura dei minori;
2) l'estensione di tale parità anche ai diritti di successione;
3) l'automatismo dello stato di figlio naturale nei confronti della madre, basato sulla realtà fisiologica del parto;
4) l'ammissione delle prove scientifiche per stabilire o escludere la paternità naturale.
Questi princìpi ampliano la sfera dei diritti dei figli naturali, che viene portata allo stesso livello dei figli legittimi, adottando una normativa che viene a coincidere con la riforma del diritto di famiglia del 1975, salvo due punti: quello dell'automatismo dell'attribuzione dello stato di figlio naturale nei confronti della madre sulla sola base della realtà fisiologica del